Vintage (once upon a time)

Cerca che ti ricerca alla fine l’ho trovata, cercavo un modello compatto di fotocamera, a obiettivo fisso e telemetro, come andavano tanto di moda negli anni ’70, ovviamente a pellicola. Non è facile trovare il modello giusto, dopo averne passati in rassegna tanti; le possibilità sono sul web, nelle vendite tra privati, o nei negozi di fotografia che trattano l’usato “vintage”, oppure, se ti dice bene, in qualche mercatino di strada di cose d’epoca.

I modelli sono diversi, molti sono entrati nella storia della fotografia e alcuni sono egregiamente sopravvissuti ai giorni nostri, nei decenni. Eh sì, ai tempi non avevano ancora inventato l’obsolescenza programmata, aberrante algoritmo consumistico in grado di far invecchiare velocemente e precocemente tutti i nostri prodotti tecnologici, dal frigo, alla TV, allo smartphone, alla macchina fotografica. I prodotti di una volta, fatti in metallo, poca plastica e quasi nulla elettronica, duravano nei decenni, erano robusti, solidi e ben costruiti, oltre ad avere un bel design.

Dicevo, non è facile trovare il pezzo giusto, vuoi perché negli acquisti a distanza tra privati ti devi alla fine fidare (e spesso si prendono fregature), vuoi perché per i pezzi migliori i prezzi non sono proprio economici, essendo un mercato per collezionisti. Alla fine ho trovato la macchina giusta, comprandola su internet da un privato, una fotocamera Ricoh 500G a telemetro, prodotta dalla Ricoh in Giappone agli inizio del 1972. La piccola telemetro è ben costruita, il corpo è interamente in metallo, monta un ottica fissa Rikenon da 40mm F 2,8 con un peso totale di 420g.

La Ricoh 500G rappresenta uno dei modelli più completi e di maggior successo dell’ intera produzione Ricoh e forse è ancora oggi uno dei modelli più apprezzati tra le telemetro degli anni ‘70.
Punto forte della piccola telemetro è infatti la possibilità di funzionare sia in modalità completamente manuale sia in modalità semi-automatica a priorità di tempi. In quest’ultimo caso l’utente imposta il tempo di scatto desiderato e la fotocamera adotta in automatico l’apertura diaframma ritenuta più opportuna in base alla lettura fornita dall’esposimetro.

Perché l’ho presa? Sostanzialmente per due motivi: Il primo è per una voglia di “ritorno al passato”, che poi tanto passato non è, soprattutto in campo fotografico dove la pellicola, alla fine, non è mai morta, anche se il digitale ha avuto il sopravvento e l’ha relegata all’utilizzo da parte di amatori, professionisti di nicchia ma, nei tempi più recenti, una voglia di “vintage” ha fatto tornare di moda la pellicola e anche il genere lomography, che coniuga il digitale, l’analogico e la fotografia istantanea con l’estetica vintage dei modelli di fotocamere. Il secondo motivo è perché questo genere di fotocamere compatte, discrete, piccole e veloci, sono adattissime per la street photography, argomento che tratto in questo blog.

Che dire di più, per ora la uso e mi diverto, prossimamente pubblicherò foto scattate con lei su questo sito, un domani potrei anche decidere di dedicarmi allo sviluppo (quanto meno della pellicola), oltre che alla digitalizzazione dei negativi e della successiva post-produzione digitale.

Per il momento, tornare a comprare un rullino da 36 foto (rigorosamente B&W), caricarlo in macchina, ruotare la leva di avanzamento, regolare la messa a fuoco con il telemetro nel mirino separato, impostare in manuale (o in priorità) tempi e diaframmi e la corretta esposizione, fare alla fine “click” sul pulsante meccanico per far aprire l’otturatore, sempre meccanico a lamelle, con il risultato (magico) di impressionare con la luce che entra dall’obiettivo fisso la sottile pellicola chimica (e non il sensore elettronico), beh, diciamo che è una bella soddisfazione. Basterebbe solo questa sequenza di gesti per farti sentire meglio e per tornare, in quella brevissima frazione di secondo che misura uno scatto, indietro nel tempo, a quando eri ragazzo, a quando ti entusiasmavi ancora con poco, con curiosità, fascino e passione. Anche se per un breve istante, ne vale la pena.

Buona luce!