Il microstock e l’inflazione

Vorrei fare alcune riflessioni in merito all’inflazione della fotografia, o meglio più che della fotografia intesa come espressione artistica, delle immagini che sono appunto il prodotto di un’azione fotografica, praticata con qualsivoglia strumento.

Sappiamo che ogni giorno sulla rete Internet vengono pubblicate online milioni di fotografie, noi stessi ne vediamo (anche inconsciamente o in maniera subliminale) centinaia al giorno, tra siti web, giornali e riviste, televisione e altro, insomma una vera inflazione, un bombardamento di immagini, alcune “belle” o magari “buone”, molte altre (la maggioranza) inutili, brutte o insignificanti. Le prime, quelle belle e/o buone, “dovrebbero” restarci dentro, fare da seme per la coscienza e, per chi ne è dotato, per la propria creatività (si dice infatti che le foto che facciamo siano frutto anche di tutte quelle che abbiamo visto, incamerato e anche inconsapevolmente rielaborato).

Tale situazione diviene ancor più evidente quando un fotografo, che sia professionista o semplice appassionato, si avvicina al mondo dei microstock ossia dei siti web di agenzie che trattano la vendita di fotografie digitali (così come anche illustrazioni e video, genericamente quindi di immagini), mediando tra l’offerta (i fotografi/grafici/video maker, gli autori) e la domanda (i clienti delle immagini), offrendo appunto a pagamento le immagini degli autori ai potenziali clienti (sia per scopi commerciali di vendita o promozione servizi e prodotti sia ad uso solo editoriale) e riconoscendo percentuali di ricavo “minimali” agli autori.

Diciamo che il ricavo si genera sulla quantità, visto che i prezzi di vendita (e di conseguenza i ricavi) sono piuttosto ridotti per singola immagine (parliamo di pochi euro o centesimi). Ormai da qualche anno queste agenzie hanno rivoluzionato il mercato delle immagini digitali in rete.

Ne parlo perché, proprio recentemente, ho voluto provare anch’io, entrando a far parte di quella molto (ma molto) nutrita schiera di autori di immagini per microstock (giusto qualche milione di persone nel mondo), così un po’ per curiosità e un po’ attratto anche da un possibile (ma molto futuribile) minimo guadagno, diciamo per unire l’utile al dilettevole (ricavare anche qualche spicciolo da archivi di proprie centinaia di foto non è male come idea e poi vuoi mettere la soddisfazione…).

Non parlerò del funzionamento delle agenzie di microstock, il web è pieno di articoli (e interi siti) e tutorial in merito, anche ben fatti; la riflessione che volevo fare, ricollegandomi quindi al tema originario del post, era appunto quella sull’inflazione delle immagini. Cominciando a lavorare (può diventare infatti un vero e proprio lavoro, alcuni ci campano anche) su questi siti di agenzie online, ti rendi veramente conto di quante immagini, parliamo di centinaia come minimo, se non svariate migliaia, siano state ormai prodotte e messe anche in vendita per qualsiasi argomento ti possa venire in mente, luoghi, situazioni, concetti astratti, simboli, oggetti e chi più ne ha più ne metta.

L’era digitale è questa, ormai c’è fin troppo di tutto e facilmente reperibile, questo è ancor più vero nel mondo dell’immagine, qualsiasi cosa sembra essere già stata pensata e realizzata da molte persone ancor prima di te. Diventa quindi veramente difficile emergere in un contesto del genere, anche per chi è capace e ha magari un talento e un prodotto valido da proporre.

La conclusione? Non c’è, voleva essere solo una mera riflessione sui nostri tempi, nel bene (del bene c’è indubbiamente) e nel male; per chi fosse interessato (per vendita e/o acquisto) alcuni siti online delle principali agenzie di microstock: Shutterstock , iStock/Getty Images , Adobe Stock/Fotolia , Dreamsite

Buona navigazione e fatemi sapere cosa ne pensate.

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