I tifosi del Rugby

Il gioco del Rugby è noto per essere seguito da una tifoseria molto sportiva, nel verso senso del termine, tranquilla, giocosa, allegra, desiderosa di divertirsi assistendo ad uno spettacolo di vero sport, con uno spirito di sana competizione, con desiderio di vincere, ma sportivamente, senza prevaricare, senza azioni sleali, senza gioco sporco, un tifo sano, pacifico.

I tifosi si mischiano insieme, condividono gli stessi spalti dello stadio, senza separazioni, senza forze di polizia in tenuta antisommossa a sorvegliare e a dividere. Nelle competizioni internazionali, come quella del “Torneo delle sei nazioni“, si possono assistere a spettacoli molto folkloristici, in cui i tifosi si addobbano con costumi tipici delle loro squadre e nazionalità (molto famosi in questo gli irlandesi e gli scozzesi), con copricapi, sciarpe, vestiti, bandiere, maschere, molto colorati e scenografici.

Adulti, ragazzi e bambini insieme, di diverse nazionalità, ma tutti uniti da un genuino spirito sportivo, che non conosce la violenza e l’insulto (a cui purtroppo ci ha invece amaramente abituato il gioco del calcio), ma solo con la voglia di divertirsi e di vincere con onestà e rispetto per l’avversario, sia in campo che fuori.

Il cosiddetto terzo tempo è una delle tradizioni più importanti del rugby. Inizia da quando l’arbitro fischia per concludere la partita. Da quel momento le due squadre non sono più rivali e vanno a festeggiare insieme. Forse rappresenta il vero spirito del rugby.

In queste fotografie, con un taglio molto street, alcuni momenti, situazioni e scene più significative, scenografiche e curiose della partita Italia-Scozia del torneo delle 6 nazioni 2024, allo stadio olimpico di Roma, che ha visto meritatamente vittoriosa e con un gran risultato la squadra italiana contro la fortissima squadra scozzese, una delle squadre storicamente più forti di questo torneo europeo.

Brasil

Manifestazione davanti l’ambasciata del Brasile a Roma per le elezioni presidenziali brasiliane.

Covid-Phase2 / masquerade

Ebbene sì, la fase 2 è iniziata, almeno pare… Diciamo che è ancora, forse, la fase 1.1, un piccolo passo avanti, comunque abbiamo tutti riacquistato un po’ di libertà perduta, di possibilità (limitata) di spostamento e di vita sana all’aria aperta e non più solo al chiuso.

Le persone sono però ancora (giustamente) spaventate, caute, generalmente rispettose delle regole. Per le strade, nei parchi, sulle piste ciclabili, si incontrano spesso persone durante attività sportive e/o motorie, che indossano le mascherine di protezione, di vario tipo, che in termini di ossigenazione dell’organismo durante pratiche muscolari non sono proprio l’ideale diciamo, può essere che facciano più male che bene, non consentendo un’adeguata ossigenazione, un giusto respiro, piuttosto un ricircolo di anidride carbonica e una discreta coltura di batteri sulle pareti della maschera, ben inumidite, germi che rientrano in circolo.

Molti esperti si sono già espressi in merito, i dispositivi di protezione vanno usati con criterio, se occorrono e quando servono, altrimenti possono risultare anche pericolosi, dando una sensazione di falsa sicurezza. Una giusta distanza di sicurezza è la misura migliore, all’aperto.

Comunque è un comportamento comprensibile e, in ogni caso, fornisce stimoli particolari per una street sui generis, un fenomeno sociale che potremmo vedere solo in un periodo assurdo come questo e che, si spera, non debba essere mai più.

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Dalla finestra – Roma ai tempi del coronavirus covid19

Di questi tempi fare street per strada, all’aperto è piuttosto difficile, se non impossibile e comunque andrebbe contro le regole giuste e i divieti e le restrizioni alla libertà personale e di movimento a cui siamo purtroppo tutti soggetti, chi più e chi meno.

Quindi fotografiamo dalla finestra, dal balcone di casa, riprendendo scene di altre persone affacciate ai balconi, facendo varie attività o flash mob, oppure come sparuti fuggiaschi per strada, intenti ad attività necessarie e inevitabili, come far la spesa o portare a spasso il cane.

Che altro dire, ne usciremo, non so quando e non so come ma ne usciremo, si spera tornando in un mondo migliore, dove avremo capito cosa vale veramente nella vita e quanti sistemi di vita, di società, di economia, di salute, sbagliati e dannosi ci hanno e ci siamo creati intorno.

Buona vita e buona luce, anche se a casa o sul balcone, a tutti.

La città

Si inizia fotografando il luogo dove si vive, il più vicino, il più conosciuto. Anche dietro l’angolo di casa è possibile scoprire un mondo nuovo

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“A cosa serve una grande profondità di campo se non c’è un’adeguata profondità di sentimento?” Eugene Smith